Descrizione
Nella primavera del 1954 Simone de Beauvoir presenta alle edizioni Gallimard un romanzo che, con i suoi tormentati ménages à trois, ha molte affinità con LInvitée, la sua opera desordio. Ravages è il titolo del libro, scritto da Violette Leduc, unautrice nota allora soltanto a una ristretta schiera di ammiratori. De Beauvoir non manca di accompagnare il manoscritto con un giudizio molto lusinghiero. Violette Leduc è una sua protégée, di cui apprezza da tempo il talento.
Il comitato di lettura della Gallimard, in cui figurano scrittori quali Raymond Queneau e Jacques Lemarchand, approva la pubblicazione dellopera a una sola condizione: emendare le prime centocinquanta pagine, giudicate «di unoscenità incredibile».
Ravages esce cosí nel 1955 pesantemente purgato della prima parte dellopera che racconta la storia damore, «sconvolgente per il cuore e per il corpo», tra Thérèse e Isabelle, dove la protagonista diciassettenne è la stessa Violette (allanagrafe Thérèse, Andrée, Violette), e Isabelle è una compagna del collegio di Douai con la quale la scrittrice aveva vissuto la sua prima esperienza sentimentale.
Da quel momento in poi quelle prime centocinquanta pagine hanno una complicata storia editoriale. Nel 1966, dopo il grande successo di unaltra opera della Leduc, La Bâtarde, Gallimard le pubblica come racconto a sé stante, ma ancora mutilo e rimaneggiato dalla stessa Leduc. Soltanto nel 2000 Thérèse e Isabelle appare in edizione integrale presso la casa editrice francese e, nel 2002, in traduzione italiana.
Riproposto ora, a distanza di anni, la recezione dellopera può andare al di là dello scandalo suscitato dalle scene erotiche, descritte nei piú impensabili dettagli, che coinvolgono le due giovani protagoniste. La lettura può finalmente soffermarsi sulla sorprendente scrittura della Leduc, su quella lingua, come scrive Sandra Petrignani nellintroduzione alla presente edizione, «opulenta eppure asciutta perché sempre esatta, luminosa e poetica, minuziosa e sensuale, violenta e dolcissima, cruda e ossessiva, che non somiglia a nientaltro e si alimenta quasi esclusivamente di vita vissuta».
Lopera della Leduc è accompagnata, in questa edizione, dalla postfazione alledizione italiana del 2002 di Carlo Jansiti, cui si deve in larga parte la riscoperta e la rinnovata fortuna di Violette Leduc sulla scena letteraria internazionale.