Descrizione
«In un tempo di smarrimento come quello che viviamo la poesia offre qualcosa che va oltre le vite di ciascuno, sa trasportarci in un luogo che sta più in alto della quotidianità. Compie questo strano e meraviglioso miracolo per cui da un punto molto personale sa portarci a sentimenti condivisi e universali.»
Un uomo in un giardino dinverno: un fico spoglio, le oche del vicino, i sassi di un muro millenario, i cactus dagli strani nomi musicali con cui tesse da sempre un dialogo di sguardi, una nuvola grigio piombo che incombe come una minaccia, e il sorgere di una domanda: «la fine della fine, cosa poteva essere?» È dalla domanda sulla fine che ha inizio questo Addio, trentatré brevi poesie un costante ritmo di tre quartine chiuse da un solitario verso finale come un accordo sospeso quasi a evocare i canti di unumana commedia che costantemente si ripete, un cammino nelle selve oscure dellesistenza verso un inevitabile distacco. I ricordi indelebili della guerra soldati in ritirata, il padre in smoking sul lungomare, la madre accanto a quel futuro morto si mescolano a creature spettrali che sembrano uscite da sogni malvagi e a persone reali amate e perdute: «lamico morto senza poter più parlare» e laltro «che sullultimo letto / tracciava con le mani un cerchio, / e voleva dire viaggio». Le immagini spaziano dai bassifondi dellevoluzione alle immensità del cosmo: «Che rumore fa la Terra / nella casa dello spazio?» La poesia nasce dal silenzio, e al silenzio aspira tornare. Come nella Sinfonia degli addii di Haydn, i suoni uno a uno si spengono, gli orchestrali se ne vanno. «Ho percorso la strada / più lunga, la strada senza un arrivo», scrive Nooteboom. Gli altri che camminavano con lui, amici, fratelli, amanti, sono scomparsi, se ne va lairone solitario che seguiva la traccia «di ghiaia, di sabbia e / conchiglie in frantumi» che è quanto resta della sua vita, il desiderio lo abbandona, non sente più il suono dei suoi passi: nella grandissima quiete di quel sovrumano silenzio gli è dolce il naufragare.