Descrizione
Auspicata dal ventiduenne Gadda con feb?brile entusiasmo, la Grande Guerra scon?volge la sua esistenza, ma fa di lui uno scrit?tore: lo dimostrano, oltre allo splendido Giornale di guerra e di prigionia, pubblicato solo nel 1955, le lettere che inviò ai familiari e di cui si presenta qui un’ampia scelta. Let?tere che insieme all’apparato iconografico, composto di fotografie per lo più scattate da lui stesso, ci consentono di seguire in presa diretta la sua partecipazione al conflitto, sorretta da incrollabili fermezza e sen?so del dovere: le estenuanti marce nottur?ne, calzato di «scarpe animalissime», sui ghiacciai dell’Adamello, sotto il tiro degli shrapnel, alla guida di alpini «carichi be?stialmente di viveri e munizioni» ma igna?ri di ogni «fifometro tribblo»; le soste nell’angusta, fradicia e afosa baracca ufficiali, al Rifugio Garibaldi, dove «tutti i dialetti, tutti gli accenti d’Italia» deflagrano «nelle più divertenti imprecazioni»; i «ricoveri» nella pietraia dell’Altopiano dei Sette Co?muni, pieni di mosche «come un’osteria di Cinisello», con l’acqua che filtra e «tanto disordine quanto basta per farmi morire d’itterizia»; e da ultimo la disfatta di Caporetto e la prigionia in Germania, che alla disillusione e al senso di inutilità aggiungo?no «un’orrenda vergogna», nonché la cer?tezza di un destino di «inelezione» e di do?lore: «felici quelli a cui le granate avversa?rie serbarono intatto l’onore».